La scuola è un grande banco di prova per molte esperienze. Gli amichetti, il gruppo di amici, la prima relazione sentimentale, i primi fallimenti e successi scolastici. Le situazioni di conflitto con i compagni di classe e/o gli insegnanti. Le prime occasioni per sperimentare la propria autonomia al di fuori del contesto familiare. La scuola può quindi essere fonte di soddisfazioni e felicità. Altre volte, però, può generare ansie, frustrazioni e tristezze. Scopriamo cos’è la fobia scolare e come affrontarla.

Cos’è la fobia scolare

Per alcuni ragazzi, la scuola è solo fonte di disagio e malessere. In questi casi può rappresentare una vera e propria minaccia. Quando ciò accade, si parla di fobia scolare. In questo articolo cercheremo di capire meglio cos’è la fobia scolare, come affrontarla e quali strategie mettere in atto per supportare chi ne soffre. La fobia scolare si manifesta con un rifiuto, da parte del bambino o ragazzo, di andare a scuola. Dal punto di vista fisiologico, emerge una risposta ansiosa. Tra i sintomi: tachicardia, nausea, dolori addominali, disturbi del sonno.
Questi sintomi possono comparire la sera prima, la mattina nel tragitto, o durante le lezioni.

Talvolta i sintomi fisici, come mal di pancia, mal di testa e nausea, sono così intensi da richiedere l’intervento dei genitori per riportare il ragazzo a casa. Tuttavia, questi sintomi tendono a diminuire spontaneamente nei fine settimana o durante le vacanze.

Nei bambini più piccoli, la fobia scolare può essere legata a un disturbo d’ansia da separazione. Anche se meno frequente, può comparire anche negli adolescenti. In altri casi, è connessa a un disturbo d’ansia sociale. La scuola, infatti, non è solo un luogo dove apprendere nozioni. È anche uno spazio di socializzazione. Qui bambini e ragazzi mettono alla prova le loro abilità relazionali e prestazionali. Alla base della fobia scolare può esserci il timore di essere rifiutati dal gruppo dei pari. Oppure la paura di risultare inadeguati o incompetenti. I voti scolastici, se sotto le aspettative, possono diventare la “prova” di questo fallimento percepito.

Le cause

Diversi fattori possono predisporre allo sviluppo della fobia scolare. Tra questi: eventi stressanti a scuola o in famiglia, il rientro dopo una lunga assenza o vacanza, l’ingresso alla scuola primaria o il passaggio a cicli scolastici superiori. Questi cambiamenti implicano l’adattamento a nuovi contesti sociali e a richieste scolastiche più complesse.

Fra i fattori scatenanti ci possono essere difficoltà relazionali con coetanei o insegnanti. Anche episodi passati di bullismo, esperienze imbarazzanti durante interrogazioni, o pensieri negativi ricorrenti su sé stessi possono contribuire. Ad esempio, l’idea di non essere all’altezza o di non piacere agli altri. Per affrontare davvero la fobia scolare, come affrontarla dipende anche dalla capacità degli adulti di cogliere questi segnali senza giudizio. È fondamentale prestare attenzione. Spesso, infatti, si tende ad attribuire etichette inadeguate come “pigro”, “svogliato”, “fannullone”.

Perché la fobia scolare porta a evitare la scuola

In realtà, questi ragazzi non cercano scuse per rimanere a casa. Non evitano la scuola per mancanza di interesse o perché non hanno studiato. Saltare la scuola è un modo per non provare quell’ansia soffocante che si presenta prima di entrare in classe. Evitano l’imbarazzo, la tachicardia, la paura di arrossire o di essere “scoperti” mentre vivono l’ansia.

Nel breve periodo, evitare la scuola porta un sollievo immediato. Ma a lungo termine, alimenta un circolo vizioso difficile da spezzare. Più il ragazzo sta a casa o fa “filone”, più aumentano le difficoltà. Diventa più difficile gestire l’ansia per le lezioni perse, che considera importanti.
Diventa anche complicato giustificare l’assenza, alimentando il timore del giudizio altrui.

I ragazzi che soffrono di fobia scolare spesso studiano a casa. Tuttavia, non riescono a ottenere buone prestazioni nelle situazioni stressanti, come verifiche o interrogazioni. La loro performance peggiora anche a causa dell’eccessiva ansia. È stato dimostrato che un livello moderato di ansia può favorire la prestazione. Ma livelli troppo bassi o troppo alti la compromettono. In risposta ai fallimenti scolastici, alcuni ragazzi smettono di studiare. Non per mancanza di volontà. Ma perché il timore di fallire a causa dell’ansia è più doloroso del fallire per non aver studiato. La fobia scolare sembra essere un fenomeno in aumento. Una delle cause è la crescente pressione sociale e familiare sul rendimento. Famiglie e scuole danno sempre più importanza ai voti. I ragazzi finiscono per credere che il loro “valore” dipenda da un numero.

Ma un voto è solo la misura di una prestazione in un momento specifico. Non è una valutazione sulla persona. In contesti rigidi, i ragazzi possono diventare eccessivamente esigenti con sé stessi. Possono sviluppare tratti perfezionistici e non perdonarsi neanche piccoli errori. Di conseguenza, danno più peso agli insuccessi e agli aspetti negativi. Si sentono inadeguati. Questo alimenta l’ansia prestazionale legata alla scuola. Sempre più insegnanti e clinici raccontano di ragazzi in lacrime per un 5 o un 6. È un segno della crescente intolleranza verso la frustrazione.

L’importanza di affrontare la fobia scolare

Comprendere la fobia scolare, come affrontarla e prevenirla è una responsabilità condivisa tra scuola e famiglia. È quindi essenziale che genitori e insegnanti riflettano sul percorso scolastico del ragazzo prima di applicare etichette. Dietro comportamenti come la svogliatezza o la pigrizia, può celarsi un disagio.

In queste situazioni, è fondamentale non focalizzarsi solo sulla prestazione e sull’apprendimento. Serve valorizzare la comunicazione e l’ascolto, in un clima sereno. Non bisogna assecondare la richiesta di rimanere a casa. È importante costruire una rete tra famiglia e scuola. Consentire le assenze rischia di rafforzare la convinzione del ragazzo di non farcela.

Chiedere aiuto a uno psicologo può essere decisivo. L’obiettivo è evitare l’abbandono scolastico e la rinuncia a un progetto di vita professionale. Soluzioni alternative, come le scuole serali o private, non affrontano il problema alla radice. Possono compromettere anche la sfera sociale. Aiutiamo questi ragazzi a restare a scuola. Desiderano studiare, ma sono bloccati dall’ansia.
Diamo loro la possibilità di vivere serenamente l’esperienza scolastica.

Concediamogli la gioia di poter dire:
“Oggi ci sono io, non la mia ansia. Finalmente sono a scuola.”

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