Quando si parla di ansia sociale, i comportamenti protettivi sono tutte le “misure di sicurezza” prese nel tentativo di nascondere o evitare l’imbarazzo di fronte ad altre persone, proteggendosi dalle conseguenze temute.

Non esiste una lista di tutti i possibili comportamenti protettivi dato che ogni persona inventa i suoi personali a seconda della situazione da affrontare e delle cose che teme maggiormente.

Detto questo, ecco alcuni esempi dei comportamenti protettivi più comuni:

  • evitare il contatto oculare o guardare in basso per evitare conversazioni
  • usare molto trucco o un taglio di capelli particolare per coprire il rossore
  • ripassare quello che si vuole dire per evitare dimenticanze o per paura di dirlo in modo inappropriato
  • vestirsi molto leggeri per evitare di sudare o evitare di togliersi la giacca per non fare notare che si sta sudando
  • tentare di nascondere parti del corpo che non piacciono
  • fingere di giocare al telefono o di messaggiare con qualcuno per non sembrare solo
  • sedersi vicino alle uscite o nelle ultime file per avere la possibilità di andarsene velocemente, all’occorrenza, senza essere notati
  • usare alcool o droghe per affrontare meglio situazioni sociali
  • assumere dei ruoli nelle situazioni sociali così da avere una scusa per non interagire (fare foto o riprese…)
  • evitare di assumere sostanze o di mettere in atto comportamenti che possono indurre ansia o sintomi ansiosi ( caffeina, cibi speziati, bevande energetiche, vestiti caldi, sforzi fisici…)
  • affrettarsi ad uscire alla fine di un evento per evitare di dover parlare con qualcuno
  • preparare barzellette o battute da dire per non sembrare noioso

Quali sono i loro svantaggi?

Sebbene possa sembrare che questi comportamenti aiutino a ridurre il livello d’ansia e ad affrontare situazioni che altrimenti eviteremo, in realtà essi giocano un ruolo significativo nel mantenimento del problema attraverso i seguenti meccanismi:

1. Impediscono di acquisire sicurezza 

Quando mettiamo in atto un comportamento protettivo è perché consideriamo pericolosa la situazione che dobbiamo affrontare. Generalmente la percezione di pericolosità diminuisce mano a mano che le situazioni temute vengono affrontate e la persona acquista fiducia nella sua capacità di gestirle. Se tuttavia mettiamo in atto comportamenti protettivi, siamo portati ad attribuire falsamente il mancato avverarsi della conseguenza temuta al loro utilizzo, potremmo cioè pensare che se siamo sopravvissuti o comunque non abbiamo fatto figuracce è solo grazie alla misure che abbiamo preso per controllare la nostra ansia. Inoltre, continuando ad usare queste misure di sicurezza, non ci diamo la possibilità di disattendere le nostre aspettative catastrofiche e non riusciamo a provare a noi stessi che potremmo gestire la situazione. Di fatto la situazione continuerà ad essere valutata come pericolosa e continueremo a pensare che noi non siamo in grado di gestirla.

2. Portano l’attenzione soltanto su noi stessi influenzando negativamente la situazione sociale

Se durante un’interazione sociale siamo costantemente concentrati nel rassicurarci rispetto ai nostri comportamenti ansiosi, o sul modo corretto per dire una certa cosa, oppure ci sforziamo di pronunciare ogni parola in maniera chiara e distinta per paura di balbettare, finiremo per non prestare attenzione alla relazione in corso e per non cogliere aspetti importanti della situazione contingente, trasmettendo agli altri sensazioni di distacco o scarso interesse. L’altro ci fornirà dei feedback negativi rispetto alla prestazione sociale appena avvenuta e finiremo per confermare le nostre convinzioni rispetto alla mancanza di abilità sociali rinforzando la nostra credenza di inadeguatezza e scarsa stima di noi stessi.

3. Aumentano i sintomi temuti 

Tra i possibili effetti dell’utilizzo di strategie difensive vi è un aggravamento della sintomatologia ansiosa temuta. Se, per esempio, la nostra paura è che gli altri possano notare la nostra camicia sudata potremmo decidere di tenere le braccia conserte o evitare di toglierci la giacca, aumentando di fatto la sudorazione, o se ancora temiamo che gli altri si accorgano che ci tremano le mani e decidiamo di stringere saldamente gli oggetti per evitare che questo accada, non facciamo altro che impedire e rendere più difficoltosi i normali movimenti.

A questo punto dovrebbe essere chiaro come le misure di sicurezza che adottiamo per farci coraggio e affrontare le situazioni temute non fanno altro che mantenere attivo un circolo vizioso, non permettendoci di disconfermare le nostre credenze negative rispetto alle nostre capacità sociali (sono noioso, goffo, incapace…) e alle conseguenze catastrofiche delle nostre interazioni sociali (se gli altri notano che arrossisco / sudo / mi tremano le mani, penseranno che sono uno stupido / un incapace / mi derideranno / farò una figuraccia…).

Come fare per abbandonare i propri comportamenti protettivi

Abbandonare i comportamenti protettivi può sembrare spaventoso, ma è un passo necessario. Dobbiamo vedere cosa accade quando affrontiamo una situazione temuta senza le nostre difese, per capire che abbiamo gli strumenti per gestirla.

Passo 1: capisci quali sono i tuoi comportamenti protettivi

Il primo passo da fare è identificare quali sono i nostri comportamenti protettivi.

Bisogna pensare agli eventi sociali che temiamo particolarmente, pensare a tutte le misure che abbiamo adottato per affrontarli e fare una lista.

Passo 2: cosa potrebbe accadere se abbandonassi i tuoi comportamenti protettivi?

Il secondo passo è fare previsioni rispetto a quello che ci aspettiamo che succeda se affrontassimo la situazione temuta senza nessuna misura preventiva.

È utile scrivere le nostre previsioni rispondendo ad alcune domande quali:

  • Cosa mi aspetto che succederà?
  • Come mi sentirò?
  • Cosa farò per gestire la situazione?
  • Cosa penseranno gli altri di me?
  • Come reagiranno?

Passo 3: abbandona un comportamento protettivo

A questo punto dobbiamo farci coraggio e scegliere un comportamento protettivo dalla lista che abbiamo compilato al passo 1 e affrontare una situazione sociale temuta senza di esso. Si può partire dagli eventi che ci provocano meno ansia e poi procedere verso quelli maggiormente temuti a piccoli passi.

È importante ricordare che qualsiasi sia l’esito di questo esperimento è comunque un passo in avanti, solo così possiamo imparare a costruire gli strumenti per fronteggiare le situazioni.

Passo 4: valuta i risultati

Una volta condotto l’esperimento è utile scrivere come è andata realmente e confrontare i fatti accaduti con le aspettative che avevamo prospettato al passo 2.

Cosa è successo?

  • Come mi sono sentito?
  • Gli altri come si sono comportati? (limitiamoci a descrivere le loro azioni, non potendo leggere la mente altrui non possiamo pronunciarci sui loro pensieri)
  • Sono sopravvissuto senza comportamenti protettivi?
  • Avrò la stessa paura ad affrontare situazioni simili in futuro?

Certo non è semplice abbandonare le proprie abitudini, ma è saggio pensare che se l’ansia permane nonostante tutti i nostri tentativi di superarla, probabilmente c’è qualcosa in quello che facciamo che alimenta i circoli viziosi che la mantengono.

I suggerimenti e gli esperimenti di esposizione qui indicati sarebbero sicuramente più efficaci e meglio condotti all’interno di un programma terapeutico con un professionista.

Ad oggi la terapia che si è dimostrata più efficace nel trattamento dell’ansia sociale è quella ad indirizzo cognitivo-comportamentale.



Articolo della Dott.ssa Elena Grassi



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