Ansia sociale e timidezza sono cose diverse? Ma soprattutto, è possibile distinguere questi due costrutti? Sono forse i poli di un continuum sul quale ognuno di noi occupa una posizione? Fin dalla concezione della possibile esistenza di un disturbo relativo al modo in cui alcune persone si pongono in interazione con gli altri (con vissuti di ansia, paura del giudizio, correlati fisiologici tipici come rossore, tremore, sudorazione eccessiva ecc. e condotte di evitamento), molti studiosi hanno cercato di concettualizzare la relazione esistente tra una tipica espressione temperamentale come la timidezza e il più invalidante disturbo di ansia sociale (DAS).
La timidezza e i suoi tratti in comune con l’ansia sociale
La definizione di timidezza viene spesso riportata come “un atteggiamento abituale di chi è poco sicuro di sé, indeciso ed esitante, incerto nell’agire per soggezione, per timore del giudizio altrui”. In effetti, all’interno di questa descrizione si ritrovano molti degli elementi tipici del DAS. La timidezza è pervasiva in vari contesti e include alcune credenze interne che molte persone con DAS riportano, come l’essere poco sicuri di sé e inadeguati. Inoltre, si manifestano condotte tipiche come titubanza, indecisione e incertezza nell’agire, che spesso conducono all’evitamento. Viene inoltre menzionata la minaccia più grande per chi soffre di ansia sociale: il timore del giudizio altrui.
Visti in questi termini, appare evidente che ansia sociale e timidezza differenze riguardano principalmente l’intensità e la frequenza dei sintomi più che la loro qualità. Potremmo quindi immaginarli come due poli di una scala graduata: da un lato la timidezza, dall’altro il disturbo di ansia sociale, con la gravità dei vissuti che aumenta man mano che si passa da uno all’altro.
Le variabili che distinguono timidezza e disturbo di ansia sociale
Ma è davvero così semplice? Gli studi hanno evidenziato come la timidezza sia un costrutto molto eterogeneo e che non tutti gli individui timidi soddisfano i criteri per una diagnosi di DAS. La domanda è: cosa può far evolvere una persona timida verso un disturbo psicologico più serio?
Tra le ipotesi più interessanti c’è la distinzione tra due tipi di timidezza: la “conflicted shyness” (timidezza conflittuale, ovvero una paura sociale unita al desiderio di interazione) e la “social disinterest” (disinteresse sociale, cioè mancanza di motivazione a socializzare). La socievolezza emerge come fattore discriminante: chi prova timidezza ma ha una forte motivazione sociale sarebbe più a rischio di sviluppare un disturbo di ansia sociale.
Uno studio recente ha infatti rilevato che persone con timidezza conflittuale presentano maggiori problemi cognitivi, somatici e comportamentali tipici del DAS. Questi risultati spiegano ancora meglio le ansia sociale e timidezza differenze, mostrando come la socievolezza possa modulare la gravità e la natura delle difficoltà.
Implicazioni pratiche e conclusioni
Anche nei bambini tra i 3 e i 9 anni, la timidezza conflittuale è associata a maggiori tratti ansiosi in ambito sociale, mentre la timidezza con disinteresse sociale è collegata a sintomi depressivi.
Alla luce di tutto questo, si può pensare che alla base dello sviluppo di un DAS ci sia un conflitto tra il desiderio di socializzare e la paura del giudizio, una sorta di lotta tra il bisogno sociale di interazione e la necessità di autoprotezione.
Comprendere bene le ansia sociale e timidezza differenze è quindi fondamentale per riconoscere i segnali d’allarme e intervenire tempestivamente, evitando che la timidezza si trasformi in un disturbo invalidante.
Bibliografia
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