La terapia per l’ansia sociale può essere estremamente efficace, in particolare per quanto riguarda la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Vari studi hanno evidenziato come questa non vada soltanto a ridurre la sintomatologia ansiosa, ma addirittura a influenzare le strutture cerebrali di chi ci si sottopone.
Nessuno è “nato” con l’ansia sociale e non esiste un “gene” che la codifichi. Possiamo al massimo dire che alcune persone hanno una predisposizione a sviluppare l’ansia, ma essere predisposti non significa necessariamente sviluppare la sintomatologia. L’ansia sociale non si sviluppa se gli eventi, le situazioni e le circostanze nell’ambiente non “spingono” o “guidano” la persona a svilupparla. Il sistema della paura è un sistema emotivo ancestrale dal chiaro significato evolutivo: l’organismo è in grado di percepire e prevedere i pericoli che potrebbero minare la sopravvivenza e di reagire di conseguenza.
Il sistema ansia-paura è stato a lungo studiato sperimentalmente negli studi sull’apprendimento attraverso il condizionamento. Quest’ultimo prevede la presentazione di uno stimolo condizionato, che può essere un suono o una luce, seguito da uno stimolo incondizionato, come ad esempio la somministrazione di una scossa. In seguito alla concomitanza degli stimoli, l’animale presenta per lo stimolo condizionato la stessa reazione che aveva precedentemente solo di fronte allo stimolo incondizionato. Essendo legato alla sopravvivenza, il condizionamento che coinvolge il sistema della paura è uno degli apprendimenti più rapidi e stabili nel tempo. Questo significa che l’uomo, così come l’animale, può apprendere ad avere paura anche di stimoli essenzialmente neutri. Inoltre, tutto ciò che ricorda la situazione identificata come ansiogena viene immediatamente riconosciuto e decodificato dal nostro cervello come stimolo potenzialmente pericoloso. Questo attiva poi una reazione fisiologica e comportamentale tipica.
In tal senso l’importanza del carico stressogeno di un evento risulta più correlato alla valutazione soggettiva di un individuo che alla realtà obiettiva dell’evento stesso.
Cosa accade a livello cerebrale nella terapia per l’ansia sociale?
Dato che l’ansia sociale si sviluppa con il tempo, il cervello impara ad essere socialmente ansioso formando una strutturazione cognitiva. Il cervello apprende come e di che cosa avere paura allo stesso modo in cui apprende un qualsiasi altro compito. Tutto ciò che impariamo diventa parte delle nostre associazioni o percorsi neurali. Quando apprendiamo che Alessandro Magno è stato un grande conquistatore così come Napoleone, il nostro cervello lega queste due persone in un’associazione neurale che riguarda la storia, gli eventi storici e i leader che hanno vissuto in passato. Così quando leggiamo di Napoleone ci verrà alla mente anche Carlo Magno e gli altri conquistatori di cui abbiamo letto in precedenza. La stessa cosa accade per le procedure pratiche come legare le scarpe, guidare una bicicletta, guidare una macchina, utilizzare una tastiera del computer o imparare uno strumento musicale: il cervello gradualmente sviluppa i collegamenti neurali e presto il compito diventerà automatico. Se si teme un certo evento e questo evento innesca la sintomatologia ansiosa. A livello cerebrale i neuroni ad esso legati si “accendono” insieme, e nel corso del tempo, creano dei collegamenti stabili.
Per creare apprendimenti stabili è necessaria la pratica.
Quanto più ci si esercita in un compito tanto più facile diventa automatizzarlo creando collegamenti neurali stabili. Quando cerchiamo di imparare a suonare uno strumento in un primo momento dobbiamo concentrarci e sforzarci di eseguire un passo alla volta e fare molta pratica tutti i giorni e solo allora noteremo dei miglioramenti. Che cosa sta succedendo nel cervello? Il cervello sta organizzando un nuovo percorso neurale, un’associazione di neuroni che si “accendono” insieme tutte le volte che suoniamo quello strumento musicale. Mentre il cervello sviluppa questo nuovo percorso, il compito viene eseguito sempre meglio e in modo sempre più automatico.
La terapia cognitivo-comportamentale per l’ansia sociale funziona esattamente allo stesso modo: prima si imparano nuovi metodi, strategie e concetti cognitivi, poi con la pratica e l’esercizio si inizia a formare un nuovo percorso neurale. Quanto più ci si esercita tanto più questo nuovo percorso neurale o associazione cresce.
Praticare un comportamento consente di automatizzarlo nel tempo.
Il progresso è lento in un primo momento, proprio come quando si impara una nuova abilità. Ma se si continua a praticare i miglioramenti non tarderanno ad arrivare. Se ci si esercita abbastanza la modalità di risposta tenderà ad automatizzarsi. Quello che impariamo cambia le associazioni neurali nel nostro cervello e i nuovi percorsi o associazioni neurali diventano permanenti.
Anche i farmaci cambiano la chimica a livello cerebrale ma non hanno il potere di cambiare i percorsi o le associazioni neurali. Non c’è cura per l’ansia sociale nel farmaco. C’è un cambiamento temporaneo e chimico nel cervello causato dal farmaco che può rendere più facile esporsi a determinate situazioni. Ma l’effetto dura solo finché il farmaco viene sintetizzato, non è mai permanente.
Una soluzione permanente comporta un cambiamento a livello cerebrale e questo può essere ottenuto solo imparando nuove strategie, concetti più razionali e nuovi metodi per gestire l’ansiasociale. Quindi, queste nuove strategie e metodi devono essere praticati con costanza. La ripetizione è fondamentale; senza ripetizioni, i percorsi neurali e le associazioni non possono cambiare.
Il cervello umano non è limitato in termini di apprendimento, la terapia cognitivo comportamentale non è altro che un processo di apprendimento che deve essere ripetuto, ripetuto e ripetuto; in modo che i nostri percorsi e associazioni neurali possano cambiare gradualmente.
Cosa dicono gli studi
Uno studio condotto in Svezia ha indagato le modificazioni funzionali e strutturali dell’Amigdala, una regione cerebrale localizzata in profondità nei lobi temporali e strettamente connessa alle emozioni, in particolare il volume della sostanza grigia e le modificazioni del consumo di ossigeno cerebrale in risposta alla critica in un gruppo di pazienti con Disturbo d’Ansia Sociale confrontato con un gruppo di soggetti sani. Prima del trattamento con Terapia Cognitivo Comportamentale il volume dell’Amigdala era positivamente correlato con l’intensità dell’ansia anticipatoria: tanto più intensa era l’ansia tanto maggiore il volume dell’Amigdala. Quest’ultimo si riduceva in modo significativo dopo il trattamento. Inoltre, i livelli di consumo di ossigeno in risposta alla critica erano superiori nel gruppo di pazienti con Disturbo d’ Ansia Sociale, ma si normalizzavano dopo il trattamento.
La terapia cognitivo comportamentale può essere vista come un percorso di apprendimento di metodi, strategie, risposte emotive e comportamentali più funzionali che a livello cerebrale si traduce con lo sviluppo di nuovi percorsi e collegamenti più razionali dei vecchi percorsi di ansia.
La terapia per l’ansia sociale è efficace e questa difficoltà può essere superata. Ciò richiede tempo, pazienza e soprattutto pratica, ripetizione e costante rafforzamento.
Goldin, P. R., Ziv, M., Jazaieri, H., Hahn, K., Heimberg, R., & Gross, J. J. (2013). Impact of cognitive behavioral therapy for social anxiety disorder on the neural dynamics of cognitive reappraisal of negative self-beliefs: randomized clinical trial. JAMA psychiatry, 70(10), 1048-1056. doi:10.1001/jamapsychiatry.2013.234
Månsson, K. N., Salami, A., Frick, A., Carlbring, P., Andersson, G., Furmark, T., & Boraxbekk, C. J. (2016). Neuroplasticity in response to cognitive behavior therapy for social anxiety disorder. Translational psychiatry, 6(2), e727-e727. https://doi.org/10.1038/tp.2015.218
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