Ansia sociale e attaccamento hanno un legame, come mostra la letteratura. Lo studio dell’attaccamento rappresenta, attualmente, una delle aree di maggiore interesse in ambito psicologico. Si tratta di un settore in continuo movimento per quanto riguarda idee, strumenti e applicazioni (Cassidy & Shaver, 1999).
Nello specifico, la teoria dell’attaccamento gioca un ruolo importante nell’insorgenza e nel mantenimento di alcuni disturbi psicologici e rappresenta un modello interpretativo dei percorsi che possono portare a problemi e difficoltà a partire dalla relazione primaria tra il bambino e la persona che si prende cura di lui (caregiver). Le prime esperienze con le figure di attaccamento sono fondamentali ed hanno effetti rilevanti sullo sviluppo della personalità del soggetto e sul suo comportamento in età adulta.
A tale proposito un’importanza fondamentale è da attribuirsi al costrutto formulato dal padre della teoria dell’attaccamento, il medico e psicoanalista britannico John Bowlby. Bowlby ha infatti descritto i Modelli Operativi Interni ossia delle rappresentazioni mentali di Sé e della figura di attaccamento che il bambino costruisce durante lo sviluppo in base alle ripetute esperienze interattive con il suo caregiver. Questi schemi mentali permettono al bambino prima e successivamente all’adulto di interpretare gli eventi e di prevedere il comportamento dell’altro e influenzano i pensieri, i sentimenti e il comportamento della persona. Essi già dall’infanzia iniziano a consolidarsi e Bowlby arriva ad affermare che questo “solidificarsi” li porta a divenire “scontati”. Operano a livello inconscio e influenzano le aspettative del bambino rappresentando pertanto un’importante resistenza al cambiamento.
I tipi di attaccamento
Coloro i quali abbiano sperimentato un legame di attaccamento Sicuro avranno interiorizzato un modello operativo della figura di attaccamento come amorevole, disponibile e attenta ai suoi bisogni e, parallelamente, un modello di sé come degno di amore e di cure. Essi mostreranno continuità del sé, una buona autostima, competenza sociale, capacità di iniziativa e relazioni affettive positive. D’altra parte, un individuo con attaccamento di tipo Evitante percepirà la figura di riferimento come assente, rifiutante e ostile sviluppando così l’idea di poter contare solo sulle sue forze. La figura di attaccamento apparirà, invece, imprevedibile, inaffidabile e ostile all’individuo con attaccamento Ambivalente che, allo stesso tempo, avrà un’idea di sé come vulnerabile e non autonomo. Per concludere chi ha sviluppato un attaccamento Disorganizzato svilupperà un’idea del caregiver come incoerente, della realtà esterna come catastrofica e di sé come perennemente minacciato e in pericolo.
Gli attaccamenti infantili forniscono, dunque, un modello operativo interno che guida il comportamento relazionale del soggetto. In letteratura sono presenti numerose ricerche che hanno messo in evidenza come la considerazione delle caratteristiche relative all’attaccamento sia importante per la comprensione del disturbo d’ansia sociale nonché per il suo trattamento.
In che modo sono legati ansia sociale e attaccamento?
Mickelson, Kessler e Shaver (1997) hanno riscontrato una correlazione negativa tra il disturbo d’ansia sociale e l’attaccamento sicuro e una correlazione positiva tra il disturbo d’ansia sociale e gli stili di attaccamento ambivalente ed evitante.
Alle stesse conclusioni sono arrivati, più recentemente, nel 2008, Cunha, Soares e Gouveia dimostrando che i pazienti affetti da disturbo d’ansia sociale hanno una percentuale più alta di attaccamento insicuro rispetto al gruppo di controllo costituito da soggetti sani. In particolare, secondo Leary (2001) la teoria dell’attaccamento può spiegare la motivazione dei soggetti ansiosi sociali a voler dare un’impressione positiva di sé agli altri, la credenza di non riuscire a farlo, la paura della conseguente svalutazione nell’interazione sociale e il mancato raggiungimento degli obiettivi interpersonali.
L’autore ritiene, inoltre, che la presenza di modelli operativi interni negativi di sé e degli altri può portare il soggetto a sperimentare: a) un forte bisogno di approvazione da parte degli altri come risultante della mancanza di risposte o della presenza di risposte non sensibili e responsive da parte delle figure di attaccamento primarie; b) la credenza che vi siano delle disfunzioni nelle abilità sociali e c) la paura della minaccia di esclusione sociale e rifiuto.
Le ricerche fin qui esposte ci portano a concludere che l’attaccamento insicuro sembra essere un fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo d’ansia sociale data l’azione, per lo più inconscia, dei modelli operativi interni. Tuttavia bisogna tener presente che il cambiamento nei modelli operativi interni può avvenire di fronte ad eventi significativi con un forte impatto emotivo oppure nel caso di una relazione sufficientemente lunga ed emotivamente significativa (Collins & Read, 1990). Tra gli eventi significativi con un forte impatto emotivo si può collocare la psicoterapia che, come è stato dimostrato da un recente trial psicoterapico (Strauß et al., 2018), può determinare dei cambiamenti nelle caratteristiche correlate all’attaccamento in pazienti con disturbo d’ansia sociale: nella fattispecie, il trial ha messo in evidenza una diminuzione dell’ansia e dell’evitamento durante la psicoterapia e un aumento degli indicatori di sicurezza dell’attaccamento.
L’attaccamento rappresenta, quindi, una chiave di lettura molto importante del disturbo d’ansia sociale, un “fattore particolarmente significativo nei complessi intrecci fra fattori protettivi e fattori di rischio per esiti patologici” (Dazzi & Speranza, 2005) ma, teniamo sempre in considerazione, che esso agisce in concomitanza con altri fattori di rischio e che esercita un ruolo probabilistico e non deterministico.
Articolo della Dott.ssa Antonella Lebruto
BIBLIOGRAFIA:
Bowlby, J. (1979). The Making and Breaking of Affectional Bonds. London: Tavistock Publications. (trad.it. Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina, Milano, 1982).
Cassidy, J., & Shaver, P.R. (1999). Handbook of Attachment: Theory, Research and Clinical Applications. New York, NY: The Guilford Press (trad.it. Manualedell’Attaccamento. Teoria, ricerca e applicazioni cliniche, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2002).
Collins, N.L., & Reed, S.J. (1990). Adult Attachment, working models and relationships quality in couples. Journal of Personality and social Psychology, 58, 644-663.
Cunha, M., Soares, I., & Gouveia, J.P. (2008). The role of individual temperament, family and peers in social anxiety disorder: a controlled study. International Journal of Clinical and Health Psychology, 8(3), 631-655.
Dazzi, N., & Speranza, A.M. (2005). Attaccamento e Psicopatologia. Infanzia e adolescenza, 4, 18-30.
Leary, M.R. (2001). Social anxiety as an early warning system: A refinement and extension of the self-presentation theory of social anxiety. In S. G. Hofmann & P. M. DiBartolo (Eds.), From social anxiety to social phobia: Multiple perspectives (pp. 321-334). Needham Heights, MA, US: Allyn & Bacon.
Mickelson, K.D., Kessler, R.C., & Shaver, P.R. (1997). Adult attachment in a nationally representative sample. Journal of Personality and Social Psychology,73, 1092-1106.
Strauß, B., Altmann, U., Manes, S., Tholl, A., Koranyi, S., Nolte, T., …Kirchmann, H. (2018). Changes of attachment characteristics during psychotherapy of patients with social anxiety disorder: Results from the SOPHO-Net. PLoS One, 13(3).
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